lunedì 26 gennaio 2009

BIOARCHITETTURA E SALUTE

nuovi dogmi e antiche saggezze

Articolo pubblicato sulla rivista "Asclepiadi" - numero 5 - settembre 2003

Anche se poche persone sembrano pensare all’architettura,
molte, oltre agli architetti, certamente la sentono.(1)

L’uomo, dopo i recenti progressi dell’ingegneria genetica, sembra oggi convinto di essere ad un passo dal poter comprendere il segreto della vita, e di poter sconfiggere entro breve tempo tutte le più gravi malattie. In realtà, i meccanismi che regolano la vita degli organismi viventi sono molto più complessi di quanto si immagini: negli ultimi anni il limite delle nostre conoscenze appare sempre più evidente, nonostante efficaci applicazioni in campo clinico delle ricerche genetiche.
Fritjof Capra, un Fisico di fama mondiale già autore del best seller “Il Tao della Fisica”, nel suo ultimo lavoro, La scienza della vita (Rizzoli, 2002), ci ammonisce sugli interessi delle grandi multinazionali che si occupano di biotecnologie, le quali, pur non ottenendo risultati significativi nelle ricerche volte a dimostrare la predisposizione genetica a malattie come il cancro, il diabete, la schizofrenia, la depressione o addirittura a condizioni quali l’alcolismo, la tossicodipendenza e la criminalità, continuano a propagandare il dogma secondo il quale i geni determinano sia le condizioni psico-fisiche che il comportamento degli esseri viventi; in questo modo queste compagnie distolgono l’attenzione dal fatto che l’insorgere di malattie e disagi psichici è legato anche a fattori ambientali e sociali.
La prevenzione resta ancora la “cura” più efficace.
E prevenzione significa soprattutto riduzione dei fattori di rischio.
Fra questi fattori, che sono innumerevoli, assieme ad alimentazione, ritmi di vita troppo forsennati, inquinamento esterno (atmosferico, elettromagnetico, acustico, …) ecc., un ruolo importante deve essere attribuito all’inquinamento indoor, cioè quello degli ambienti “confinati”, ovvero l’abitazione, soprattutto, e tutti quei luoghi chiusi dove principalmente trascorriamo il nostro tempo (scuola e posto di lavoro). Nel mondo occidentale, ormai, l’uomo trascorre infatti circa il 90% del suo tempo in spazi chiusi, subendovi troppo spesso l’azione di veleni di ogni tipo e di condizioni di scarsa salubrità. Recentemente si è molto occupata di questo problema anche la stampa italiana (si veda ad esempio il dossier “In casa tira una brutta aria” pubblicato sul Sole24ore del 28.04.2003).
L’importanza della salubrità dell’aria che respiriamo la si può cogliere in pieno pensando che ogni giorno un uomo adulto respira in media 19 Kg di aria, mentre assume solo 2,5 Kg di acqua e meno di 1,5 Kg di alimenti. In ogni caso tutte le sostanze nocive si accumulano nell’organismo, indebolendo il sistema immunitario fino a comprometterne o ridurne il funzionamento. A questo punto è probabile la maggiore vulnerabilità verso l’insorgenza di allergie e malattie fisiche, psichiche e spirituali più o meno gravi (dall’asma alla depressione, sempre più in aumento, soprattutto nei centri urbani, fino ai tumori).
Ma quali sono le principali cause di inquinamento indoor, e quali sono i possibili rimedi?
La causa principale è la insufficiente ventilazione, pregiudicata da infissi sempre più “a tenuta”, errata impermeabilizzazione delle coperture, impiego di isolanti termici non traspiranti, ecc.
Conseguentemente si accumulano veleni di ogni tipo: radon, sostanze volatili emesse da materiali da costruzione, prodotti di finitura, vernici, arredi e prodotti chimici per la pulizia (ammoniaca, formaldeide, benzene, toluene, stirene, ecc.), e inoltre umidità in eccesso, muffe, ossido di carbonio, polveri, ecc.
Poi, a peggiorare le condizioni degli ambienti chiusi, intervengono numerosi altri fattori (monotonia termica e cromatica, insufficiente illuminazione naturale e/o errata illuminazione artificiale, inquinamento acustico ed elettromagnetico).
Pur senza poter approfondire tutti questi argomenti e molti altri ancora, si intuisce come la nostra casa, invece di essere un rifugio e un luogo di quiete, contribuisca invece sempre più al nostro malessere psicofisico.
Ognuno di noi ha però la possibilità di invertire questa tendenza, modificando con poco sforzo alcune abitudini e, quando è possibile, arredando, ristrutturando o costruendo con criteri bio-eco-logici.
Si è già fatto cenno negli articoli precedenti agli studi sulla geopatologia dei luoghi, studi che hanno avuto il loro precursore nel Dott. Ernst Hartmann (medico tedesco e autore di uno sconvolgente testo, Malattia come problema dovuto al luogo), il quale ritenne di dimostrare la correlazione fra zone patogene o disturbate e l’insorgenza di casi di cancro. La questione è molto controversa e non è possibile, in poche battute, trattarla in maniera adeguata. Secondo la teoria di Hartmann il nostro pianeta è coperto da una “rete” orientata secondo gli assi cardinali, rete i cui nodi avrebbero influenza negativa sull’organismo umano, soprattutto nel caso di coincidenza con altri fattori negativi (faglie nel sottosuolo, correnti d’acqua sotterranea, reti dell’alta tensione e numerosi altri influssi patogeni). I suoi studi hanno trovato nel tempo anche alcune conferme, come quelle provenienti dalle ricerche di Georges Lakhovsky, un ingegnere che ha svolto la sua attività nel campo della biologia dedicandosi allo studio dell’oscillazione cellulare e correlando la distribuzione del cancro nelle grandi città francesi con la natura geologica dei suoli. In particolare Lakhovsky trovò sbalorditive correlazioni fra l’insorgenza di malattia e terreni di origine terziaria a carattere alluvionale. Ma già “Ippocrate, il padre della medicina occidentale, si era interessato al rapporto esistente tra i tratti morfopsicologici della gente ed il loro luogo di residenza”(2).
Sembra certo, comunque, che il luogo in cui sorge un edificio ha un’influenza decisiva sulla salubrità dell’edificio stesso, così come ci insegnano le culture orientali ma anche la sapienza dei “costruttori” delle opere del passato, dai Greci ai Romani, fino ai Maestri del 500 e oltre. Marco Vitruvio Pollione, nel suo De Architettura, scritto fra il 27 ed il 23 a.C., rivela infatti che prima di fondare una città, si lasciava pascolare un gregge di pecore nel luogo prescelto per poi, a distanza di tempo, controllarne le interiora.
Analogamente si comportavano i Babilonesi, e l’arte del Feng-Shui ha radici ancora più antiche, ma ancora oggi in Cina la Geomanzia è molto praticata, e la natura del suolo rappresenta il primo criterio di scelta del terreno da edificare. Infatti ad Hong-Kong, dove il terreno è carissimo, anche in pieno centro cittadino vi sono spazi che non vengono sfruttati perché ritenuti patogeni o comunque non propizi per lo sviluppo di un’attività.
In Occidente, invece, l’architettura moderna ha ritenuto di poter fare a meno di queste conoscenze e di potersi affidare solo alla tecnologia, svilendosi in un “razionalismo” che ha prodotto “soluzioni urbane e architettoniche (…) semplicistiche, e quindi depauperanti, fredde, dure, disumane perché non riflettono più la vita”(3).
Il “Modulor” di Le Corbusier.Al contrario, è ora necessario assecondare in modo corretto l’esigenza di qualità che si sta imponendo anche in Italia, qualità dell’ambiente esterno e qualità architettonica dell’ambiente costruito. Come ha affermato in un recente convegno il vice presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, è necessario restituire dignità a parole importanti come architettura, bellezza, paesaggio. E’, infine, indispensabile recuperare gli insegnamenti del passato, ricominciare ad ispirarsi alla natura, alla intrinseca sostenibilità dei suoi cicli, dove i “rifiuti” di una specie vivente diventano le “risorse” delle altre, “mettere in campo” conoscenze che esulano dall’architettura e dall’ingegneria propriamente dette, coinvolgendo anche altre figure professionali.
A livello legislativo ed amministrativo, per la realizzazione delle opere pubbliche, è necessario privilegiare le procedure concorsuali per l’affidamento degli incarichi di progettazione, mettendo tutti sullo stesso piano, favorendo le associazioni di professionisti e quindi anche i giovani, e limitando invece gli incarichi fiduciari “ad personam”, che tanti danni hanno prodotto in conseguenza del fisiologico “clientelismo”, che mal si concilia con una scelta legata alla qualità del progetto.
In generale, un approccio di tipo multidisciplinare è auspicabile per ogni attività che coinvolge la salute dell’uomo. Salute fisica e psico-fisica.
“Nell’antico Egitto, l’architetto che progettava il Tempio era contemporaneamente medico, astronomo-astrologo e gran sacerdote; la sua funzione era una delle più elevate, e richiedeva una conoscenza globale”(4).
Lo stesso Vitruvio, nel riferire dell’educazione dell’architetto, rilevava che nella sua scienza “confluiscono una pluralità di discipline e varie cognizioni. … E come sarà versato nelle lettere, esperto nel disegno, erudito in geometria, così conoscerà la storia, ascolterà attentamente i filosofi, saprà di musica, non ignorerà la medicina, avrà nozioni di giurisprudenza, conoscerà l’astrologia e le leggi del cielo”(5). Ad esempio, a proposito della filosofia, Vitruvio sosteneva che essa “rende l’architetto grande di animo e non arrogante; fa si che egli sia benevolo, giusto, fedele e che soprattutto non sia avido; nessuna opera infatti può essere davvero compiuta senza lealtà e onestà”(6) (in realtà, queste raccomandazioni sono valide per qualsiasi professionista). In particolare Vitruvio ammoniva che all’architetto “è necessario poi conoscere la medicina, in relazione alle variazioni del cielo che i Greci chiamano klimata, come pure quelle dell’aria, della salubrità o insalubrità dei luoghi e l’uso delle acque; infatti senza queste conoscenze, non si potranno costruire abitazioni sane” (7).







(1) Christopher Day – La casa come luogo dell’anima – edizioni red – 1993.
(2)Jean-Charles Fabre – Casa tra terra e cielo – Ed. AMRITA – Mappano (TO) – 1990 – pag. 32.

(3)Yannick David - Feng-Shui: la casa in armonia col cosmo – Ed. AMRITA – Mappano (TO) – 1993 – pag. 160.
(4)Jean-Charles Fabre – opera citata – pag. 13.
(5)Vitruvio - De Architettura – libro I, 1 – tradotto da Franca Bossalino – Edizioni Kappa, Roma – 1998 – pag. 36.
(6)Vitruvio – opera citata –pag. 38.
(7)Vitruvio – opera citata – pag. 39.

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Questo è il mio blog più personale. Sono un ingegnere, laureato nel 1990 presso l'università degli studi di Napoli, orgoglioso dipendente della P.A., felice di poter svolgere un servizio di pubblico interesse, ed impegnato anche nella diffusione delle tematiche che più mi appassionano: difesa dei BENI COMUNI, sostenibilità, bioarchitettura, protezione civile, partecipazione democratica ed etica sociale e professionale.