venerdì 25 febbraio 2011

OSSERVAZIONI al PTCP della RETE ARCOBALENO - coordinamento delle associazioni ambientaliste

Rete Arcobaleno - Benevento eco-solidale
Coordinamento delle associazioni ambientaliste
e dei comitati civici della provincia di Benevento

Al Presidente della
Provincia di Benevento
Rocca dei Rettori – Piazza Castello
82100 Benevento


OGGETTO: Osservazioni al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.).

Dopo aver partecipato, il 19 novembre scorso, presso la Rocca dei Rettori, all'incontro pubblico di presentazione del PTCP, in cui abbiamo sottoposto sinteticamente alcune richieste della Rete delle Associazioni Ambientaliste e dei Comitati Civici della provincia (Rete Arcobaleno – Benevento eco-solidale), con la presente nota intendiamo formalizzare alcune osservazioni.
Nel corso dell'incontro del 19 novembre, abbiamo già espresso il nostro netto dissenso rispetto alla previsione nel piano della realizzazione della piattaforma logistica prevista in Contrada Olivola, in quanto infrastruttura che riteniamo espressione di un sistema economico in dissolvimento. Inoltre, abbiamo chiesto attenzione rispetto alla previsione di piccoli impianti a biomasse e relative filiere, che erano previsti anche nel piano energetico provinciale (impianti che noi vorremmo evitare, o almeno limitare a potenze non superiori ad 1 MWe), e abbiamo espresso perplessità rispetto ai campi fotovoltaici su terreno, impianti che dovrebbero essere realizzati solo sugli edifici esistenti.
Anche per quanto riguarda la regolamentazione dei campi eolici, chiediamo che in ogni comune, e quindi su tutto il territorio provinciale, non siano rilasciate autorizzazioni oltre un certo numero di torri eoliche per ettaro di territorio, tenendo conto anche di quelle già realizzate. Il fabbisogno di energia di molte zone, infatti, risulta già ampiamente soddisfatto dai numerosi già realizzati, che spesso restano inattivi.
Un'altra osservazione che sottoponiamo all'attenzione della Provincia, riguarda la nuova linea ad alta tensione di collegamento con la Puglia che sembra essere prevista dalla società Terna. Ove non sia possibile eliminare questa infrastruttura, chiediamo di individuare dei corridoi di servizi già esistenti dove la linea aerea possa attraversare il territorio riducendo gli impatti visivi ed ambientali. Per esempio potrebbe essere sfruttato il tracciato della linea ferroviaria Benevento - Foggia, che già ha un impatto non indifferente. In generale, per le linee elettriche ad alta tensione dovrebbe essere comunque privilegiato l'interramento, e tutte le infrastrutture di collegamento dovrebbero utilizzare tracciati già esistenti, evitando altre deturpazioni del paesaggio.
A nostro avviso, la tutela dell'ambiente, della biodiversità, del paesaggio, e dell'economia basata sull'agricoltura e sul turismo di qualità devono essere il principale obiettivo di ogni strumento di pianificazione territoriale, e pertanto, ove possibile e necessario, chiediamo di integrare i documenti di piano con strumenti per:
la tutela attiva degli ecosistemi fluviali e lacustri (acque, fasce boscate, terreni agricoli, ecc.), che non siano solo indicazioni di vincoli ("corridoi ecologici"), e la definizione di strategie gestionali con il coinvolgimento delle associazioni ambientaliste e la previsione di un organismo/ufficio di gestione/supervisione delle aree della rete Natura 2000 (SIC e ZPS);
l'individuazione di boschi di pregio e di aree da rimboschire con essenze autoctone, non solo di montagna ma per tutti i vari ambienti/ecosistemi (pianura, collina, zone umide, ...), per aumentare la biodiversità complessiva provinciale;
l'individuazione delle vie di percolato, percorsi che, in aggiunta ai corridoi ecologici, consentono alle specie animali di raggiungere, da terra, i vari luoghi della nostra provincia o regione senza ostacoli come strade o agglomerati urbani;
la mappatura dei sentieri naturalistici-ecologici e di aree per la realizzazione di siti geologici ed archeologici universitari nelle zone di interesse;
l'individuazione delle zone in cui sono presenti vecchie discariche in cui, accertati i livelli di inquinamento, disporre la modifica della destinazione d'uso;
la previsione di aree in cui realizzare isole ecologiche, punti di stoccaggio per il recupero di materia secondaria dai rifiuti e piccoli impianti di compostaggio dimensionati per non più di 15 000 abitanti.
In generale, chiediamo di rendere ancora più rigide le indicazioni del piano finalizzate a tutelare i terreni agricoli e di limitare il consumo di suolo per nuove costruzioni e per nuove zone di espansione, in presenza di vani per residenza già in eccesso rispetto alle esigenze, e di migliaia di strutture produttive già realizzate in tutto il territorio provinciale, soprattutto nel corso degli ultimi 20 anni, e in gran parte in abbandono.
Altro obiettivo che va perseguito è il recupero e la valorizzazione del patrimonio edilizio esistente, privilegiando l'edilizia di qualità ed il miglioramento energetico.
In proposito, riteniamo utile segnalare che la Rete Arcobaleno di Benevento aderisce alla Campagna Nazionale “Stop al Consumo di Territorio”, una campagna d'opinione, nata nel dicembre 2008, alla quale aderiscono attualmente oltre 40 000 cittadine e cittadini e circa 250 tra associazioni e comitati locali, e raccomandiamo di valutare con attenzione le argomentazioni e le proposte di tale associazione.
La campagna si propone di bloccare il consumo di suolo, proponendo di recuperare il patrimonio edilizio esistente e limitando l'occupazione con nuove costruzioni, se veramente necessarie, alle sole aree già urbanizzate, senza prevedere ulteriori espansioni, e inoltre promuove la cura, la manutenzione e la messa in sicurezza del territorio, degli edifici e del patrimonio storico e artistico. Queste politiche, che riprendono gli impegni assunti dal nostro Paese con la sottoscrizione della Convenzione Europea del Paesaggio, possono essere peraltro un ottimo volano virtuoso per l'economia, aprendo centinaia di cantieri che salvaguardino non solo il patrimonio naturale e le bellezze del nostro paese, ma la vita stessa dei cittadini.
D'altra parte, l'art. 9 della Costituzione Italiana così recita: La Repubblica (…) tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. I padri costituenti ci hanno quindi assegnato un chiaro compito: adottare precauzioni per difendere e salvaguardare un bene comune, non riproducibile e non mercificabile quale è il territorio.
A maggior ragione, dopo aver nuovamente dovuto osservare, anche negli ultimi giorni, le immagini sempre più frequenti di terribili colate di fango che cancellano vite umane e trascinano a valle i sacrifici di tanti lavoratori, disastri che sono sempre conseguenza delle colate di cemento che sigillano il territorio e deturpano il paesaggio, non possiamo non chiedere con forza che il P.C.T.P., in fase di approvazione da parte della nostra Provincia, richiami le amministrazioni comunali che dovranno redigere o adeguare i rispettivi PP.UU.CC. a limitare il consumo di suolo, valutando con estrema attenzione i reali fabbisogni delle popolazioni rispetto ai volumi già edificati, sia per esigenze abitative che per le attività terziarie e produttive, ponendo la massima attenzione alla sicurezza delle popolazioni in relazione al rischio idrogeologico.
Concludiamo con una sintesi delle raccomandazioni già sottoposte all'attenzione dell'amministrazione comunale di Benevento nell'ambito della procedura di approvazione del P.U.C.

“Chiediamo che si dia priorità assoluta alla tutela del territorio e delle sue emergenze naturalistiche, storiche ed archeologiche, ed alla salvaguardia dell’ambiente e della qualità di vita quotidiana come attrattore di flussi turistici, e che si ponga la massima attenzione alla tutela della vocazione rurale ed ambientale del territorio.
Il recente sviluppo del turismo nelle aree interne della Campania, che potrà garantire nei prossimi anni il sostentamento economico delle nostre Comunità, se sapremo preservare le risorse del territorio, deriva dal bisogno, sempre più diffuso, di fruire, non solo dei tanti siti di rilevanza artistico/archeologica, ma soprattutto dei luoghi diffusi che, con la loro qualità di vita quotidiana, consentono al visitatore l’opportunità di permanere per più volte e per periodi più prolungati nei territori delle zone interne, non ancora soffocati da edilizia e cementificazione selvaggia.
Il turista sta maturando la necessità di individuare mete che non siano da consumare una tantum, ma che diano l’opportunità di interagire in modo più concreto, continuativo e relazionale con il territorio che li ospita.
Per queste motivazioni, siamo convinti che debba essere incentivata la qualità di vita percepibile, dal cittadino e quindi dal visitatore, preservando soprattutto la vocazione rurale del nostro territorio.
Inoltre è necessario non cadere nella tentazione di suddividere il territorio in aree specializzate: archeologiche, aggregative, verdi, residenziali, commerciali, amministrative. Una vivibilità quotidiana richiede che tutte le funzioni siano non centralizzate, ma diffuse, per quanto possibile.
Per conservare ed incentivare ulteriormente i flussi turistici è quindi obbligatorio tutelare il paesaggio agrario e le connotazioni naturalistiche quotidiane che caratterizzano ancora il nostro territorio.
Sono numerosi gli esempi, purtroppo anche nella nostra provincia, di agglomerati urbani che soffrono la mancanza di quel paesaggio agrario che, realizzando un filtro tra una località e l’altra, è capace di rigenerare la qualità ambientale dei centri abitati. E’ fondamentale che i turisti che si recano nelle nostre zone non riscontrino la stessa sgradevolezza che vogliono sfuggire rivolgendosi al nostro territorio: strade di collegamento corredate di quelle strutture commerciali extraurbane che, cancellando, allo sguardo, il paesaggio agrario, tendono a trasformare una cittadina, con una sua identità, in una città (o conurbazione) senza fine e senza confine con le altre località.
L’isolamento, che, nel secolo scorso ha caratterizzato le aree interne della Campania, aveva costituito un limite allo sviluppo che ora, nel XXI secolo, col senno di poi, sta risultando essere un vantaggio competitivo, in termini di risorse identitarie ed economiche.
E l’attuale crisi dei sistemi di scala sta favorendo ancora di più i piccoli centri e le aree rurali.
Negli ultimi quindici anni, le industrie europee hanno espulso il 30% della classe operaia. La crescita demografica delle aree metropolitane ha toccato il suo culmine e, negli ultimi quindici anni, si assiste ad una inversione di tendenza che vede la crescita dei piccoli centri, a scapito delle grandi città.
La popolazione mondiale, già ora oltre i 6,5 miliardi, crescendo al ritmo di 84 milioni di individui annui, nel giro di pochi anni, giungerà alla preoccupante cifra di 8 miliardi. A quel punto, non basteranno tutti i terreni coltivabili del pianeta per soddisfare la domanda alimentare della popolazione mondiale. E l’Italia ha il dovere di preservare un minimo di autonomia in questo senso, salvaguardando dalle speculazioni edilizie i terreni agricoli, soprattutto quelli più fertili e ricchi.
Su 32 000 aziende beneventane, 14 500 sono aziende agricole: quando l'economia di scala, tipica della produzione industriale e della grande distribuzione, è in recessione, le aree, come il Sannio, non industrializzate e a bassa densità demografica, sono quelle più avvantaggiate per agganciare quell'economia che, basata sulla filiera corta, sulla sicurezza agroalimentare, sul turismo ambientale e culturale, costituisce l'unico comparto in espansione nel XXI secolo.
Il mondo vedrà emergere, come protagonisti del XXI secolo, la provincia e i piccoli centri: casseforti di biodiversità e di vivibilità che, con il loro modello di sviluppo, hanno conservato, a dispetto delle omologanti aree metropolitane, un'identità e un'economia reale.
Chiediamo quindi di non inseguire una strategia votata al massimo della cementificazione e dell’infrastrutturazione, che sono la causa della perdita della vocazione ambientale e rurale, a danno dell’indotto turistico e agroalimentare (che costituisce l’unica attività imprenditoriale che non sta subendo la crisi economica globale). Ciò stravolgerebbe la nostra identità rurale e sociale, dilapidando un patrimonio che costituisce, per il prossimo futuro, un fattore di crescita e di benessere che poche altre realtà possono vantare.
Stiamo assistendo ad un cambiamento epocale che comporterà, in tutto il mondo, l'adozione di un nuovo modello di sviluppo: gli amministratori di oggi si trovano nella posizione di assumersi la responsabilità del futuro delle proprie comunità”, e ciò vale anche e soprattutto per la redazione degli strumenti di pianificazione territoriale sovracomunale, che devono dettare disposizioni di carattere che consentano di indirizzare adeguatamente, ed in modo omogeneo, il futuro sviluppo sociale ed economico della nostra provincia.
Pierluigi Santillo

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Questo è il mio blog più personale. Sono un ingegnere, laureato nel 1990 presso l'università degli studi di Napoli, orgoglioso dipendente della P.A., felice di poter svolgere un servizio di pubblico interesse, ed impegnato anche nella diffusione delle tematiche che più mi appassionano: difesa dei BENI COMUNI, sostenibilità, bioarchitettura, protezione civile, partecipazione democratica ed etica sociale e professionale.