mercoledì 14 settembre 2011

TRASPARENZA = ACCESSIBILITA' TOTALE COME STA CAMBIANDO LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

articolo pubblicato sulla rivista ASCLEPIADI - aprile 2011


“Nell'espletamento dei propri compiti, il dipendente antepone il rispetto della legge e l'interesse pubblico agli interessi privati propri ed altrui; ispira le proprie decisioni ed i propri comportamenti alla cura dell'interesse pubblico che gli è affidato”.
(Codice di comportamento dei dipendenti
delle PP.AA. - D. M. 31 marzo 1994 - articolo 2 – comma 3 )

Alla Pubblica Amministrazione sono stati dedicati negli ultimi anni diversi provvedimenti legislativi, che stanno profondamente modificando il funzionamento degli uffici e l'impiego, l'impegno e le responsabilità dei dipendenti, in particolare dirigenti e titolari di posizioni organizzative.
L'ultimo importante intervento del legislatore si è avuto con D.Lgs. 150/2009, approvato dall'attuale governo, ma che già era in via di redazione da parte del Ministero della Funzione Pubblica nel corso della precedente legislatura. Con la pubblicazione del D.Lgs. 150/2009 è fatto obbligo a tutti gli enti pubblici di dare impulso al processo di ammodernamento, introdurre maggiore trasparenza e attenzione alla soddisfazione dell'utenza, migliorare efficienza ed efficacia delle procedure interne. In effetti, con l'applicazione di queste disposizioni, ci si può attendere un deciso passo avanti nel lungo processo di riorganizzazione della pubblica amministrazione, iniziato nel 1990 con la legge sulla trasparenza (L. 241/90).
Per comprendere l'impatto che questa norma avrà sul rapporto fra i cittadini e la Pubblica Amministrazione andiamo subito ad analizzare come cambia il concetto di trasparenza.
Al comma 1 dell’art. 11 (Trasparenza) del D. Lgs. 150/2009 si legge: “La trasparenza è intesa come accessibilità totale, anche attraverso lo strumento della pubblicazione sui siti istituzionali delle amministrazioni pubbliche, delle informazioni concernenti ogni aspetto dell'organizzazione, degli indicatori relativi agli andamenti gestionali e all'utilizzo delle risorse per il perseguimento delle funzioni istituzionali, dei risultati dell'attività di misurazione e valutazione svolta dagli organi competenti, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo del rispetto dei principi di buon andamento e imparzialità. Essa costituisce livello essenziale delle prestazioni erogate dalle amministrazioni pubbliche ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione”.
La centralità del ruolo del cittadino-utente, e quindi la volontà di rendere effettivo il diritto alla trasparenza, è confermato dalla recente direttiva 105 del 23 settembre della Commissione Indipendente per la Valutazione, l’Integrità e la Trasparenza delle Amministrazioni pubbliche (C.I.V.I.T.), che ha dettato le Linee guida per la predisposizione del Programma triennale per la trasparenza e l’integrità, un documento che presenta un modello della sezione dei siti internet delle pubbliche amministrazioni dedicato all’operazione trasparenza, da predisporre ed adottare entro il 2010.
Il concetto di trasparenza che viene fuori dalla direttiva è fortemente avanzato rispetto a quello dettato dalla legge 241 del 1990 e si rifà al moderno concetto di open government (la trasparenza “è intesa come accessibilità totale (...)” - articolo 11, comma 1 del decreto).
Con la legge n.241/1990 la trasparenza si limitava a sancire il diritto di accesso ai documenti amministrativi da parte di chi era titolare di un interesse e comunque entro determinati limiti. L’accessibilità totale introdotta dalle nuove disposizioni presuppone, invece, l’accesso da parte dell’intera collettività a tutte le “informazioni pubbliche”. E' stata quindi introdotta nel nostro ordinamento una posizione qualificata e diffusa in capo a ciascun cittadino, rispetto all’azione delle pubbliche amministrazioni, con il principale “scopo di favorire forme diffuse di controllo del rispetto dei principi di buon andamento e imparzialità”.
E' dunque chiaramente esplicitato che, per il solo fatto di essere cittadini di questo Stato e quindi di pagare le tasse, abbiamo il diritto di avere dati chiari, leggibili, aperti su come viene amministrata la cosa pubblica e su come vengono spesi i nostri soldi.
L'accesso a qualunque atto della P.A. deve dunque essere possibile per tutti i cittadini, e non solo a quelli che ne hanno un interesse diretto, come prima prevedeva la L.241/90, che addirittura impediva per principio un accesso generalizzato (“non sono ammissibili istanze di accesso preordinate ad un controllo generalizzato dell’operato delle pubbliche amministrazioni”).
Con il D.Lgs. 150/2009, invece, “la trasparenza è finalizzata proprio a forme diffuse di controllo sociale dell’operato delle pubbliche amministrazioni e delinea, quindi, un diverso regime di accessibilità alle informazioni”.
La pubblicazione di determinate informazioni è un’importante spia dell’andamento della performance delle pubbliche amministrazioni e del raggiungimento degli obiettivi espressi nel più generale ciclo di gestione della performance: dal 1° gennaio 2011 dovranno perciò essere resi disponibili ai cittadini dati chiave sull’andamento dell’amministrazione: che obiettivi si è data, a che punto è nel conseguirli, quanto costano, dove e come si spendono le risorse, cosa e come si è acquistato e con quali procedure, ecc.
In questo senso, la pubblicità dei dati relativi all’organizzazione e all’erogazione dei servizi al pubblico, tende al “miglioramento continuo” dei servizi pubblici, anche grazie al necessario apporto partecipativo dei portatori di interesse (stakeholder). Infatti, la pubblicazione on line dei dati consente a tutti i cittadini un’effettiva conoscenza dell’azione delle pubbliche amministrazioni, con il fine di sollecitare e agevolare modalità di partecipazione e coinvolgimento della collettività. In quest’ottica, la trasparenza costituisce una forma di garanzia del cittadino, in qualità sia di destinatario delle generali attività delle pubbliche amministrazioni, sia di utente dei servizi pubblici. E' necessario conoscere sempre i responsabili, i tempi e i modi dei progetti, il loro stato di avanzamento, in modo che ognuno, all'interno della P.A., sappia su cosa e come stanno lavorando i colleghi, e, soprattutto, è necessario renderlo conoscibile anche all'esterno dell'ente. Dovremmo cioè poter dire ai cittadini “entrate e guardate cosa stiamo facendo”.
In questo modo, favorendo le esperienze di cittadinanza attiva, e stimolando l'associazionismo civico e la cooperazione sociale, si potrà anche contribuire al riavvicinamento della gente alla politica, al ridursi della distanza profonda che c'è oggi fra il Paese reale e i nostri “rappresentanti” nelle Istituzioni, ormai quasi completamente occupate dai partiti.
Altra innovazione fondamentale che il D.Lgs. 150 è l'introduzione di sistemi per la valutazione del personale, e la valorizzare il merito e, quindi, di un sistema più rigoroso di responsabilità dei dipendenti pubblici.
In analogia a quanto già avviene da tempo in altri Paesi che sono solitamente assunti a modello (Stati Uniti, Regno Unito, Francia, …), il decreto obbliga le PP.AA. a dotarsi di sistemi per la misurazione della performance, ovvero, di strumenti per misurare la capacità di rispondere alle esigenze dei cittadini.
Per gli enti locali (e quindi anche per il comparto della Sanità) alcune disposizioni diventeranno obbligatorie solo dal 1° gennaio 2012, ma tutte le Amministrazioni, entro il 31.12.2010 devono adeguare i propri ordinamenti ai principi dei titoli II (misurazione, valutazione e trasparenza della performance) e III (merito e premi) del D. Lgs. 150/2009.
L’obiettivo dichiarato è quello di applicare anche nell’ambito del lavoro pubblico i criteri di organizzazione, gestione e valutazione propri del lavoro privato, nella convinzione che ciò consentirà di individuare ed eliminare inefficienze ed improduttività.
Sperando che dietro non vi sia in realtà l'intenzione di “spingere” ulteriormente sulle privatizzazioni, possiamo comunque rilevare la convinzione della Funzione Pubblica che la valutazione delle performance individuali e collettive, in un quadro di assoluta trasparenza, e quindi di “visibilità” per i cittadini, possono sostituire la concorrenza di mercato propria del settore privato, rappresentando un efficace stimolo esterno al miglioramento continuo di processi e servizi offerti dalla P.A.: il cittadino, così, è posto al centro della programmazione (customer satisfaction) e della rendicontazione (trasparenza).
I sistemi di misurazione della performance sono quindi uno strumento per il miglioramento dei servizi pubblici, per la definizione di obiettivi strategici appropriati, per l’allineamento di comportamenti ed attitudini, per il miglioramento delle performance organizzative e, quindi, per una corretta “allocazione” delle risorse.
Sono la soddisfazione del cittadino, da un lato, e la sua partecipazione al processo, dall’altro, a definire il cittadino come vero motore dei processi di miglioramento e innovazione (delibera n. 89/2010 della Commissione per la Valutazione, la Trasparenza e l’Integrità delle amministrazioni pubbliche).
Naturalmente sono anche necessarie significative innovazioni strategico-organizzative degli enti pubblici per orientare al meglio i processi di pianificazione, programmazione e controllo (1).
Sinteticamente, il ciclo di gestione della performance introdotto dal D. Lgs. 150/2010 dovrà essere articolato in 6 step:
a) definizione e assegnazione degli obiettivi, dei valori attesi di risultato (target) e dei rispettivi indicatori;
b) collegamento tra gli obiettivi e l’allocazione delle risorse;
c) monitoraggio in corso di esercizio ed attivazione di eventuali interventi correttivi;
d) misurazione e valutazione della performance, organizzativa ed individuale;
e) utilizzo di sistemi premianti, secondo criteri di valorizzazione del merito;
f) rendicontazione dei risultati agli organi di indirizzo politico-amministrativo e ai cittadini destinatari dei servizi.
D'altra parte, già il decreto legislativo 267/2000 (Testo Unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali) attribuiva particolare attenzione al controllo di gestione quale strumento in grado di garantire la realizzazione degli obiettivi programmati, la corretta ed economica gestione delle risorse pubbliche, l'imparzialità ed il buon andamento della Pubblica Amministrazione (P.A.) e la trasparenza dell'azione amministrativa (2).
Ora, però, con la nuova formulazione dell’articolo 40 del D.Lgs. 165/2001 dettata dall’articolo 54 e dall’articolo 19 - comma 6 del D.Lgs 150/2009, nell’ottica di ottimizzare la produttività del lavoro pubblico e l’efficienza e la trasparenza delle pubbliche amministrazioni, il raggiungimento dei risultati inciderà direttamente sulla retribuzione dei dipendenti pubblici.
In particolare, ogni trattamento economico accessorio deve derivare dalla remunerazione della performance individuale, nell’interesse dell’efficienza e della produttività dei servizi pubblici e quindi la contrattazione integrativa dei dipendenti dovrà da ora in poi essere finalizzata per legge, pena la nullità, al conseguimento di risultati ed obiettivi: “la contrattazione collettiva integrativa assicura adeguati livelli di efficienza e produttività dei servizi pubblici, incentivando l’impegno e la qualità della performance”.
Lo scopo della norma è quello di ottenere un miglioramento delle prestazioni dei dipendenti utilizzando la valutazione come opportunità, premiando il merito individuale attraverso il riconoscimento economico, favorendo la crescita professionale degli individui con adeguati interventi formativi ed organizzativi (affiancamento, auto-formazione, mobilità interna, ecc.), il tutto per una migliore gestione delle risorse umane.
Per esempio, un protocollo d'intesa fra Ministero della Funzione Pubblica, l'Agenas e 17 ASL italiane per la sperimentazione dell'applicazione della riforma nel comparto Sanità, stabilisce che “il contributo individuale del lavoratore, sarà valutato anche negli aspetti qualitativi dei comportamenti e delle competenze utilizzate nell’esecuzione delle prestazioni sia di natura assistenziale, di cura, che amministrative e organizzative”.
Stabilendo delle diversificazioni obbligatorie nella retribuzione accessoria dei dipendenti pubblici in funzione della performance individuale, si intende cioè dare un concreto impulso al passaggio “dalla cultura dell’adempimento a quella del risultato”.
Certo, l'applicazione a-critica della norma non darà i risultati sperati se non si accompagnerà ad un “cambio di mentalità” dei dipendenti della P.A., a partire dalla dirigenza che deve promuovere e supportare il cambiamento con comportamenti coerenti, indicando, innanzitutto con il proprio esempio, i valori condivisi a cui fare riferimento, a cominciare dal servizio pubblico inteso come servizio alla collettività.
Voglio concludere con una frase di Alejandro Jodorowsky che mi sembra ben sintetizzare quale spirito dovrebbe animare chi lavora, nella P.A. per garantire l'erogazione di servizi ai cittadini: “sacrificare il personale per giungere all'impersonale: niente per me che non sia per gli altri” (La danza della realtà – Feltrinelli).


NOTE
(1) - Purtroppo i tagli decisi con il D.L. 78/2010 (convertito nella legge 122 - la manovra finanziaria straordinaria “imposta” dal Ministro Tremonti), e soprattutto gli obblighi di riduzione delle spese per la formazione e le consulenze, ma anche il blocco dei contratti dei dipendenti pubblici, hanno sottratto agli enti le risorse necessarie ad applicare le nuove norme. Infatti, proprio lo stesso giorno in cui è stata “licenziata” la legge 122, ovvero il 30 luglio 2010, dal Dipartimento della Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri è “uscita” anche una direttiva sulla formazione (che però è stata pubblicata in G.U. solo il 6 ottobre), nella quale si dettano alcune disposizioni per la programmazione delle attività e all'utilizzo di strutture pubbliche, volte a garantire un'adeguata formazione dei dipendenti pubblici anche con risorse dimezzate.

(2) - Art. 196 - comma 2 del Testo Unico: il controllo di Gestione è "la procedura diretta a verificare lo stato di attuazione degli obiettivi programmati e, attraverso l'analisi delle risorse acquisite e della comparazione tra i costi e la quantità e qualità dei servizi offerti, la funzionalità dell'organizzazione dell'ente, l'efficacia, l'efficienza ed il livello di economicità nell'attività di realizzazione dei predetti obiettivi".

domenica 12 giugno 2011

Indifferenza e impegno

(post su vivitelese del 10 giugno 2011)

Domenica e lunedì prossimi, 12 e 13 giugno, DOBBIAMO assolutamente andare tutti a VOTARE i REFERENDUM:
per l’ACQUA BENE COMUNE;

per FERMARE la follia NUCLEARE del governo Berlusconi;

e per UNA GIUSTIZIA UGUALE PER TUTTI.

Come oltre cinque milioni di altri correntisti bancoposta, nei giorni scorsi ho ricevuto una comunicazione di Poste Italiane che mi comunica che da settembre gli interessi sui miei depositi diminuiranno dallo 0,15% allo 0,00%: zero, nessun interesse! E dobbiamo accettare che agli speculatori finanziari che ci dovrebbero vendere l’acqua debba essere garantito per legge un profitto del 7%? A nostre spese?

Dove pensate che i privati prenderanno i soldi per i loro investimenti? Dalle nostre tasche!

Come possiamo accettarlo passivamente?

Sul nucleare: se Germania e Svizzera stanno programmando lo spegnimento delle loro centrali, perché mai noi dovremmo iniziare a costruirne altre? E dove? E che ne facciamo delle scorie? E chi ci darà l’uranio necessario per farle funzionare?

Infine: la LEGGE è UGUALE per TUTTI i cittadini italiani? O possono esservi cittadini più uguali degli altri che, approfittando della loro posizione di potere, possono pensare di sottrarsi ai processi? Solo in Italia e nelle dittature conclamate può porsi questa questione! Come possiamo continuare ad accettarlo passivamente ora che ci è data la possibilità di esprimerci? La vittoria del SI avrà un limitato effetto pratico, ma un enorme valore simbolico, e potrà fermare altre leggi ad personam inaccettabili.

L’importanza di questi referendum è enorme, e infatti hanno tentato di tutto per fermarli, sperperando anche i nostri soldi pur di non abbinarli alle elezioni amministrative o, almeno, ai successivi ballottaggi, e per mettere il bavaglio all’informazione, ma ciò nonostante, grazie allo straordinario impegno di centinaia di migliaia di attivisti, il traguardo è ora davvero a portata di mano.

Mai come questa volta il raggiungimento del quorum necessario per rendere valida la consultazione si gioca sul “filo del rasoio”, quindi fino all’ultimo minuto prima delle fatidiche ore 15.00 del 13 giugno è nostro dovere non solo andare a votare, ma informare, convincere e portare alle urne quanti più cittadini/elettori possibile.

Non sarà questione “di vita o di morte” come dice Celentano, ma, comunque vada, questa sarà stata una tappa fondamentale per la nostra salute, per la democrazia e i beni comuni e, certamente, raggiungere l’obiettivo del quorum è importantissimo.

Tutto il mondo ci sta guardando.

Servono almeno 26 milioni per 4, ovvero quasi 105 milioni di SI perché l’impegno, la consapevolezza, la capacità di tutelare i nostri diritti e, perché no, anche per difendere i nostri interessi dagli speculatori, vincano sull’indifferenza che, incredibilmente, ancora fa nascondere tantissime persone.

Ognuno deve fare il proprio dovere civico, consapevolmente, e recarsi alle urne. Si tratta del nostro futuro, e nessuno deve dirci di “andare al mare” o comunque di disprezzare i referendum dicendo che sono inutili o addirittura dannosi: il nostro parere su questioni fondamentali come quelle oggetto di consultazione non può essere considerato inutile.

E allora, tutti a votare:

QUATTRO SI per la DEMOCRAZIA

per rinnovare il nostro impegno di cittadini consapevoli (e non indifferenti o, peggio, autolesionisti).


commento di Francesco Pascale


Concordo con quanto scritto da Pierluigi ed a proposito di impegni ed indifferenza voglio ricordare che i sindaci Izzo (S.Salvatore T.), Carofano (Telese T.) e Panza (Guardia S.) si erano impegnati a dare massima promozione (si parlava quantomeno di manifesti che invitavano a votare) ai referendum, davanti ad un folto pubblico (http://www.vivitelese.it/2011/03/come-sempre-si-scrive-bene-comune-si-legge-democrazia/) accorso 2 mesi fa per un incontro sul tema referendario (ospiti, oltre ai sindaci, padre Zanotelli e Monica Capo). A voi giudicare quanto si siano adoperati per mantenere tale impegno.

domenica 5 giugno 2011

E’ NECESSARIO INIZIARE A COSTRUIRE UN’ALTERNATIVA

L’amministrazione comunale di San Salvatore Telesino aveva basato la sua campagna elettorale sul cambiamento, sulla trasparenza e sulla partecipazione dei cittadini: sono rimaste quasi solo belle parole.
D’altra parte tutti gli amministratori pubblici, a parole, mettono al centro del proprio operato i cittadini a cui devono rispondere, obbligati anche da specifiche disposizioni legislative - dalle leggi 142 e 241 del 1990 alla riforma “Brunetta” - e stimolati da un opinione pubblica sempre più informata e consapevole (grazie anche all'uso sempre più diffuso della “rete” ed in particolare dei social network).
Ma quali cittadini sono al centro dei loro pensieri? Tutti quelli amministrati o un “campione scelto” dalla massa?
Fatto sta che lo scollamento fra l’azione pubblica dei nostri amministratori e le reali esigenze dei cittadini è sempre più ampio e la delusione e l’insoddisfazione sono sempre più palesi. D’altra parte questo non è un problema solo di San Salvatore Telesino (come per esempio ci conferma il recente comunicato di Luigi Zito e Marco Falconieri su vivitelese).
Eppure dovrebbero essere ormai chiaro che è impossibile erogare servizi adeguati ai cittadini se non si ascolta il loro parere e se non ci si fa carico delle loro istanze, “contrattando” in modo trasparente e diffuso le politiche pubbliche.
Il fatto che oggi ci sia una maggiore consapevolezza delle possibilità (sia normative che tecnologiche) di controllo diretto dell'operato degli amministratori, soprattutto dopo l’introduzione dell’obbligo di pubblicare tutti gli atti sul sito internet dell’ente, e il fatto che ci siano, almeno da parte di alcuni comitati e singoli cittadini, sempre maggiori e più diffuse richieste di attivare processi partecipati, dovrebbe consigliare un atteggiamento diverso.
Invece, dopo che persino l’ex sindaco Creta si è convinto della necessità di coinvolgere più attivamente i cittadini e di diffondere (chi meglio degli amministratori può farlo?) la “cultura della partecipazione”, qualcuno ancora sostiene di non aver mai sentito parlare di “bilancio partecipativo” e si domanda come sia possibile attuarlo!
Eppure sin dagli anni ’40 dello scorso secolo, in Paesi con “basi democratiche” ben più solide delle nostre, e con una profonda tradizione di ascolto e di coinvolgimento dei cittadini nella gestione della cosa pubblica, come gli Stati Uniti, lo sviluppo economico e sociale dei territori è impostato su azioni non imposte “dall’alto”, ma “dal basso”, ottenendo risultati importanti anche in termini di sviluppo e riducendo i conflitti. E in Svizzera si tengono almeno due referendum (molto partecipati) ogni anno.
Ma sono innumerevoli i casi di “buon governo”, soprattutto a livello locale, anche in Italia, realizzati grazie ad una gestione della cosa pubblica basata su principi, regolamenti e metodologie concrete di democrazia partecipativa.
Invece nei nostri piccoli comuni gli “eletti” continuano ad amministrare pensando di poter decidere a prescindere dagli “elettori” che invece dovrebbero servire, e a cui devono “dare conto”, dimostrando presunzione e arroganza in misura anche maggiore rispetto ad un passato in cui era molto più facile tenere sotto controllo anche le informazioni.
Si obietta che troppo pochi cittadini partecipano, che sono indifferenti,… ma se non si dimostra che l’apertura è reale, e che concretamente i cittadini possono contribuire alle decisioni, ed hanno la responsabilità di farlo, saranno sempre pochi quelli che vorranno impegnarsi in prima persona rinunciando alle comode deleghe ai loro rappresentanti politici e ai propri “dipendenti” (impiegati e dirigenti pubblici), rendendo così “sterile” la domanda di partecipazione di pochi cittadini attivi.
Insomma a San Salvatore, come in tutti i comuni vicini, diversamente dai proclami dei “nuovi” amministratori, ancora domina un modello di pubblica amministrazione burocratico e gerarchizzato ormai superato dalle norme e che non è mai stato veramente in grado di percepire e accogliere i reali bisogni e i contributi dei cittadini nemmeno quando erano disponibili tante risorse da distribuire in modo clientelare per crearsi e mantenere il consenso.
Ed ora sono i consiglieri dell’attuale minoranza, che erano tutti in maggioranza fino a due anni fa, a reclamare più spazio per la partecipazione dei cittadini!
Mi vado quindi convincendo sempre più che le ormai tante contraddizioni che abbiamo dovuto registrare fra i proclami e i fatti concreti, rendono necessaria una riflessione, per valutare in tempo utile la possibilità di una reale alternativa di qui al 2013, quando saremo di nuovo chiamati a scegliere chi dovrà amministrare la nostra Comunità nei successivi cinque anni.
Sulla base dei fatti concreti di questi ultimi anni, infatti, nemmeno l’attuale opposizione può dare sufficienti garanzie.
E’ dunque tempo che persone nuove, possibilmente giovani, non compromesse nelle vecchie ma purtroppo ancora attuali logiche, e consapevoli della loro responsabilità civica, ma anche interessate a costruirsi un futuro migliore di quello che si profila all'orizzonte, ritrovando interesse per la “cosa pubblica”, si espongano in vista di un impegno diretto nell'amministrazione, e soprattutto sarebbe necessario che molti più uomini e donne di San Salvatore Telesino, indipendenti ed indipendentemente dagli attuali due “schieramenti”, inizino a muoversi non più come tifosi, ma come “cittadini attivi”, liberi e responsabili, portando idee nuove e tensione ideale, creatività, apertura mentale, energie ... ed attivandosi per esercitare un controllo costante sull’azione dei propri amministratori e stimolarli a gestire in modo adeguato la cosa pubblica.
Lo stesso ragionamento vale anche per comuni dove si è appena votato, in perfetta continuità con il passato, come per esempio San Lorenzello e Cerreto, e per quelli dove si è votato l’anno scorso o si voterà il prossimo anno.
Sarebbe anzi molto positivo creare un movimento che coinvolga i cittadini di più comuni, riuscendo in questo modo a coordinare un vasto movimento per il cambiamento, verso forme di democrazia diretta o partecipativa, di cui si sente sempre più l'esigenza e la necessità, superando le scontate resistenze degli attuali amministratori.
I “riferimenti” politici di provenienza possono poi essere anche diversi, purché ci sia il comune denominatore della disponibilità e responsabilità personale per un impegno diretto in un sistema di democrazia partecipativa da imporre e coltivare, rifiutando definitivamente la logica della “delega”, rifiutando i proclami autoreferenziali, operando con totale trasparenza, attivando processi partecipativi e valutando l’efficacia dell’azione politica e amministrativa con idonei strumenti di rilevazione della soddisfazione dei cittadini. L’azione politica ed amministrativa, soprattutto a livello locale, non può più essere basata solo su parametri di tipo economico (sviluppo, crescita del PIL, …), ma deve mirare al benessere di tutti i cittadini (BIL - Benessere Interno Lordo), ascoltando le loro istanze, valutandole con procedimenti trasparenti, e assumendo le decisioni in base a condivise scelte di priorità.
Nel frattempo, con tutta probabilità, la crisi economica, iniziata già da tempo, ma che ormai diventa ogni giorno più evidente, facendosi “sentire” in larghi strati della società, si sarà ulteriormente aggravata, e, soprattutto, il federalismo fiscale starà per andare a regime, con tutto quel che ne consegue in termini di disponibilità di risorse economiche per l’amministrazione degli enti locali.
Proprio in tempi di crisi è necessaria una visione coraggiosa del futuro (cosa di cui i vecchi politici non sono in grado assolutamente di farsi carico) e una decisa svolta verso modelli di sviluppo diversi da quelli attuali, tutti basati sul consumo sempre maggiore delle risorse del pianeta, cioè l’avvio di una transizione verso un modello di comunità organizzate in cui dovremo essere noi stessi a poter prendere le decisioni che determineranno la qualità del nostro futuro (mi interessa molto il futuro: è lì che passerò il resto della mia vita – Groucho Marx).
Accertato che l’attuale “classe dirigente” dei nostri piccoli comuni della Valle Telesina non sembra in grado di gestire questo cambiamento e, soprattutto, che non ha nessuna intenzione di attivarlo o permetterlo, è necessario pensare ed attuare un’alternativa, possibile solo se ognuno smette di sfuggire la propria responsabilità personale e si impegna in prima persona.
Come amava dire Vittorio Arrigoni: “restiamo umani”; non facciamoci trattare come greggi di pecore da governare, ma come cittadini da “servire”. Smettiamo di essere sudditi poco avvezzi alla responsabilità individuale e pronti ad accettare compromessi e inclini a dare deleghe in bianco a chiunque ci faccia intravedere un qualche vantaggio personale, e comportiamoci finalmente da cittadini consapevoli e pensanti, ispirati da etica personale, solidarietà sociale e responsabilità verso l'ambiente.
Intanto, il 12 e 13 giugno prossimi, anche nei nostri paesi vorrei vedere una grande partecipazione ai REFERENDUM. I sindaci della Valle Telesina, in un incontro con Alex Zanotelli del 12 marzo scorso, avevano promesso pubblicamente di impegnarsi a pubblicizzare la consultazione elettorale e a stimolare la partecipazione al voto dei loro concittadini: non lo hanno fatto. Nonostante ciò, spero che anche nei nostri comuni ci sarà ugualmente una grande partecipazione, così come certamente avverrà in tutto il Paese, vista la grande mobilitazione di comitati, associazioni e singoli cittadini, per dire, con QUATTRO SI: no alla mercificazione dell'acqua, no ai profitti sull'acqua, no alla follia nucleare e no all' il-“legittimo” impedimento per i potenti di turno.
Se si raggiungerà il quorum, e quindi vinceranno i SI, sarà non solo una grande vittoria dei cittadini contro le speculazioni a loro danno, ma anche un altro segnale dell'irreversibilità del cambiamento in atto, che non potrà essere ignorato.

giovedì 17 marzo 2011

A proposito di verità.

Commento al post "Per Amore della Verità", di Antonio Bartone, su vivitelese (http://www.vivitelese.it/2011/03/per-amore-della-verita/comment-page-1/#comment-2822), scritto in risposta ad una segnalazione di Cittadini in Movimento, sempre su vivitelese, "Dalla Vocem (padella) alla R.M.B. (brace-ceneri)?", (http://www.vivitelese.it/2011/02/dalla-vocem-padella-alla-r-m-b-brace-ceneri/).


Egr. Sindaco Bartone,
il comunicato di Cittadini in Movimento e Comitati Civici di San Salvatore T. e Guardia S. (non di Maria Pia Cutillo, alla quale Lei si rivolge), è certamente duro, ma non ci sembra che fosse infondato, dato che nella sua stessa replica i timori da noi espressi sono stati pienamente confermati.
Di sicuro abbiamo il merito di averLa costretta ad informare tutti i cittadini della Valle Telesina di quello che Lei e la sua maggioranza consiliare di Puglianello, state preparando (in effetti è proprio in questo modo che, nell’ormai lontano 2004, iniziò la storia dell’impianto Vocem a San Salvatore Telesino).
Non ci risulta che abbiate fatto un’assemblea pubblica per informare tutti i cittadini, né, tantomeno, che abbiate ritenuto di chiedere Loro che cosa ne pensano, né avevate preso l’iniziativa di pubblicare un semplice comunicato stampa.
Prendiamo atto che avete informato i consiglieri di minoranza in un consiglio comunale: le possiamo chiedere di pubblicare su internet, sul sito istituzionale del comune, la relativa delibera, e il verbale con i vari interventi, e la convocazione, e magari tutti i documenti che già vi sono stati sottoposti dalle imprese proponenti?
Nello spazio internet del comune di Puglianello sul portale asmenet, ad oggi, non c’è alcuna informazione sulle iniziative da Lei celebrate pubblicamente solo dopo la nostra segnalazione.
Le ricordiamo anche che quando è venuta fuori la vicenda Vocem, i comuni di Puglianello e Amorosi, giustamente, sono intervenuti nella procedura, criticando con decisione l’amministrazione do San Salvatore Telesino, in quanto certamente coinvolti dall’impianto: non crede che ora Lei debba informare anche i cittadini dei comuni limitrofi?
Nel merito, Le contestiamo che l’opzione rifiuti zero non è un’utopia, come Lei cerca di far credere, ma è un risultato concreto già sostanzialmente conseguito in diversi comuni, grazie all’azione illuminata degli amministratori locali e di imprenditori capaci. Vedelago ed il consorzio priula sono solo l’esempio più noto, non a caso “evocato” anche dal piano rifiuti provinciale, ma ci sono anche degli amministratori locali vicini a noi che ci credono: La invitiamo a venire con noi il prossimo 18 marzo – ore 18.00 – a Camigliano http://www.comunedicamigliano.it/portale/index.php?option=com_content&view=article&id=137:aspettando—–zero-in-condotta&catid=42:avvisi&Itemid=135 (ma probabilmente faremo un’analoga iniziativa nella mattinata dello stesso giorno anche a San Salvatore Telesino, dove in soli due mesi dal riavvio della differenziata porta a porta dopo l’uscita dal consorzio BN2 siamo arrivati al 70%).
Solo che alcuni imprenditori, e soprattutto la criminalità organizzata, non hanno nessuna intenzione di mollare l’affare rifiuti (ieri e oggi le discariche, domani i grandi impianti di trattamento e gli inceneritori), senza curarsi dei danni alla salute (e alla tasca) dei cittadini, grazie alla complicità, a volte ingenua, a volte più consapevole (e colpevole), degli amministratori.
Ma nemmeno noi cittadini abbiamo intenzione di rinunciare al nostro diritto alla partecipazione, e ad esprimere le nostre opinioni, e critiche, se necessario, a fare le nostre proposte alternative, ad esercitare un controllo sull’operato dei nostri rappresentanti politici, di cui, e non è colpa nostra, riteniamo di non doverci più fidare ciecamente.
Per Cittadini in Movimento (http://transizionesst.blogspot.com)
Pierluigi Santillo, Francesco Pascale, Rocco Minicozzi, Angelo Romano, …

venerdì 25 febbraio 2011

OSSERVAZIONI al PTCP della RETE ARCOBALENO - coordinamento delle associazioni ambientaliste

Rete Arcobaleno - Benevento eco-solidale
Coordinamento delle associazioni ambientaliste
e dei comitati civici della provincia di Benevento

Al Presidente della
Provincia di Benevento
Rocca dei Rettori – Piazza Castello
82100 Benevento


OGGETTO: Osservazioni al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.).

Dopo aver partecipato, il 19 novembre scorso, presso la Rocca dei Rettori, all'incontro pubblico di presentazione del PTCP, in cui abbiamo sottoposto sinteticamente alcune richieste della Rete delle Associazioni Ambientaliste e dei Comitati Civici della provincia (Rete Arcobaleno – Benevento eco-solidale), con la presente nota intendiamo formalizzare alcune osservazioni.
Nel corso dell'incontro del 19 novembre, abbiamo già espresso il nostro netto dissenso rispetto alla previsione nel piano della realizzazione della piattaforma logistica prevista in Contrada Olivola, in quanto infrastruttura che riteniamo espressione di un sistema economico in dissolvimento. Inoltre, abbiamo chiesto attenzione rispetto alla previsione di piccoli impianti a biomasse e relative filiere, che erano previsti anche nel piano energetico provinciale (impianti che noi vorremmo evitare, o almeno limitare a potenze non superiori ad 1 MWe), e abbiamo espresso perplessità rispetto ai campi fotovoltaici su terreno, impianti che dovrebbero essere realizzati solo sugli edifici esistenti.
Anche per quanto riguarda la regolamentazione dei campi eolici, chiediamo che in ogni comune, e quindi su tutto il territorio provinciale, non siano rilasciate autorizzazioni oltre un certo numero di torri eoliche per ettaro di territorio, tenendo conto anche di quelle già realizzate. Il fabbisogno di energia di molte zone, infatti, risulta già ampiamente soddisfatto dai numerosi già realizzati, che spesso restano inattivi.
Un'altra osservazione che sottoponiamo all'attenzione della Provincia, riguarda la nuova linea ad alta tensione di collegamento con la Puglia che sembra essere prevista dalla società Terna. Ove non sia possibile eliminare questa infrastruttura, chiediamo di individuare dei corridoi di servizi già esistenti dove la linea aerea possa attraversare il territorio riducendo gli impatti visivi ed ambientali. Per esempio potrebbe essere sfruttato il tracciato della linea ferroviaria Benevento - Foggia, che già ha un impatto non indifferente. In generale, per le linee elettriche ad alta tensione dovrebbe essere comunque privilegiato l'interramento, e tutte le infrastrutture di collegamento dovrebbero utilizzare tracciati già esistenti, evitando altre deturpazioni del paesaggio.
A nostro avviso, la tutela dell'ambiente, della biodiversità, del paesaggio, e dell'economia basata sull'agricoltura e sul turismo di qualità devono essere il principale obiettivo di ogni strumento di pianificazione territoriale, e pertanto, ove possibile e necessario, chiediamo di integrare i documenti di piano con strumenti per:
la tutela attiva degli ecosistemi fluviali e lacustri (acque, fasce boscate, terreni agricoli, ecc.), che non siano solo indicazioni di vincoli ("corridoi ecologici"), e la definizione di strategie gestionali con il coinvolgimento delle associazioni ambientaliste e la previsione di un organismo/ufficio di gestione/supervisione delle aree della rete Natura 2000 (SIC e ZPS);
l'individuazione di boschi di pregio e di aree da rimboschire con essenze autoctone, non solo di montagna ma per tutti i vari ambienti/ecosistemi (pianura, collina, zone umide, ...), per aumentare la biodiversità complessiva provinciale;
l'individuazione delle vie di percolato, percorsi che, in aggiunta ai corridoi ecologici, consentono alle specie animali di raggiungere, da terra, i vari luoghi della nostra provincia o regione senza ostacoli come strade o agglomerati urbani;
la mappatura dei sentieri naturalistici-ecologici e di aree per la realizzazione di siti geologici ed archeologici universitari nelle zone di interesse;
l'individuazione delle zone in cui sono presenti vecchie discariche in cui, accertati i livelli di inquinamento, disporre la modifica della destinazione d'uso;
la previsione di aree in cui realizzare isole ecologiche, punti di stoccaggio per il recupero di materia secondaria dai rifiuti e piccoli impianti di compostaggio dimensionati per non più di 15 000 abitanti.
In generale, chiediamo di rendere ancora più rigide le indicazioni del piano finalizzate a tutelare i terreni agricoli e di limitare il consumo di suolo per nuove costruzioni e per nuove zone di espansione, in presenza di vani per residenza già in eccesso rispetto alle esigenze, e di migliaia di strutture produttive già realizzate in tutto il territorio provinciale, soprattutto nel corso degli ultimi 20 anni, e in gran parte in abbandono.
Altro obiettivo che va perseguito è il recupero e la valorizzazione del patrimonio edilizio esistente, privilegiando l'edilizia di qualità ed il miglioramento energetico.
In proposito, riteniamo utile segnalare che la Rete Arcobaleno di Benevento aderisce alla Campagna Nazionale “Stop al Consumo di Territorio”, una campagna d'opinione, nata nel dicembre 2008, alla quale aderiscono attualmente oltre 40 000 cittadine e cittadini e circa 250 tra associazioni e comitati locali, e raccomandiamo di valutare con attenzione le argomentazioni e le proposte di tale associazione.
La campagna si propone di bloccare il consumo di suolo, proponendo di recuperare il patrimonio edilizio esistente e limitando l'occupazione con nuove costruzioni, se veramente necessarie, alle sole aree già urbanizzate, senza prevedere ulteriori espansioni, e inoltre promuove la cura, la manutenzione e la messa in sicurezza del territorio, degli edifici e del patrimonio storico e artistico. Queste politiche, che riprendono gli impegni assunti dal nostro Paese con la sottoscrizione della Convenzione Europea del Paesaggio, possono essere peraltro un ottimo volano virtuoso per l'economia, aprendo centinaia di cantieri che salvaguardino non solo il patrimonio naturale e le bellezze del nostro paese, ma la vita stessa dei cittadini.
D'altra parte, l'art. 9 della Costituzione Italiana così recita: La Repubblica (…) tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. I padri costituenti ci hanno quindi assegnato un chiaro compito: adottare precauzioni per difendere e salvaguardare un bene comune, non riproducibile e non mercificabile quale è il territorio.
A maggior ragione, dopo aver nuovamente dovuto osservare, anche negli ultimi giorni, le immagini sempre più frequenti di terribili colate di fango che cancellano vite umane e trascinano a valle i sacrifici di tanti lavoratori, disastri che sono sempre conseguenza delle colate di cemento che sigillano il territorio e deturpano il paesaggio, non possiamo non chiedere con forza che il P.C.T.P., in fase di approvazione da parte della nostra Provincia, richiami le amministrazioni comunali che dovranno redigere o adeguare i rispettivi PP.UU.CC. a limitare il consumo di suolo, valutando con estrema attenzione i reali fabbisogni delle popolazioni rispetto ai volumi già edificati, sia per esigenze abitative che per le attività terziarie e produttive, ponendo la massima attenzione alla sicurezza delle popolazioni in relazione al rischio idrogeologico.
Concludiamo con una sintesi delle raccomandazioni già sottoposte all'attenzione dell'amministrazione comunale di Benevento nell'ambito della procedura di approvazione del P.U.C.

“Chiediamo che si dia priorità assoluta alla tutela del territorio e delle sue emergenze naturalistiche, storiche ed archeologiche, ed alla salvaguardia dell’ambiente e della qualità di vita quotidiana come attrattore di flussi turistici, e che si ponga la massima attenzione alla tutela della vocazione rurale ed ambientale del territorio.
Il recente sviluppo del turismo nelle aree interne della Campania, che potrà garantire nei prossimi anni il sostentamento economico delle nostre Comunità, se sapremo preservare le risorse del territorio, deriva dal bisogno, sempre più diffuso, di fruire, non solo dei tanti siti di rilevanza artistico/archeologica, ma soprattutto dei luoghi diffusi che, con la loro qualità di vita quotidiana, consentono al visitatore l’opportunità di permanere per più volte e per periodi più prolungati nei territori delle zone interne, non ancora soffocati da edilizia e cementificazione selvaggia.
Il turista sta maturando la necessità di individuare mete che non siano da consumare una tantum, ma che diano l’opportunità di interagire in modo più concreto, continuativo e relazionale con il territorio che li ospita.
Per queste motivazioni, siamo convinti che debba essere incentivata la qualità di vita percepibile, dal cittadino e quindi dal visitatore, preservando soprattutto la vocazione rurale del nostro territorio.
Inoltre è necessario non cadere nella tentazione di suddividere il territorio in aree specializzate: archeologiche, aggregative, verdi, residenziali, commerciali, amministrative. Una vivibilità quotidiana richiede che tutte le funzioni siano non centralizzate, ma diffuse, per quanto possibile.
Per conservare ed incentivare ulteriormente i flussi turistici è quindi obbligatorio tutelare il paesaggio agrario e le connotazioni naturalistiche quotidiane che caratterizzano ancora il nostro territorio.
Sono numerosi gli esempi, purtroppo anche nella nostra provincia, di agglomerati urbani che soffrono la mancanza di quel paesaggio agrario che, realizzando un filtro tra una località e l’altra, è capace di rigenerare la qualità ambientale dei centri abitati. E’ fondamentale che i turisti che si recano nelle nostre zone non riscontrino la stessa sgradevolezza che vogliono sfuggire rivolgendosi al nostro territorio: strade di collegamento corredate di quelle strutture commerciali extraurbane che, cancellando, allo sguardo, il paesaggio agrario, tendono a trasformare una cittadina, con una sua identità, in una città (o conurbazione) senza fine e senza confine con le altre località.
L’isolamento, che, nel secolo scorso ha caratterizzato le aree interne della Campania, aveva costituito un limite allo sviluppo che ora, nel XXI secolo, col senno di poi, sta risultando essere un vantaggio competitivo, in termini di risorse identitarie ed economiche.
E l’attuale crisi dei sistemi di scala sta favorendo ancora di più i piccoli centri e le aree rurali.
Negli ultimi quindici anni, le industrie europee hanno espulso il 30% della classe operaia. La crescita demografica delle aree metropolitane ha toccato il suo culmine e, negli ultimi quindici anni, si assiste ad una inversione di tendenza che vede la crescita dei piccoli centri, a scapito delle grandi città.
La popolazione mondiale, già ora oltre i 6,5 miliardi, crescendo al ritmo di 84 milioni di individui annui, nel giro di pochi anni, giungerà alla preoccupante cifra di 8 miliardi. A quel punto, non basteranno tutti i terreni coltivabili del pianeta per soddisfare la domanda alimentare della popolazione mondiale. E l’Italia ha il dovere di preservare un minimo di autonomia in questo senso, salvaguardando dalle speculazioni edilizie i terreni agricoli, soprattutto quelli più fertili e ricchi.
Su 32 000 aziende beneventane, 14 500 sono aziende agricole: quando l'economia di scala, tipica della produzione industriale e della grande distribuzione, è in recessione, le aree, come il Sannio, non industrializzate e a bassa densità demografica, sono quelle più avvantaggiate per agganciare quell'economia che, basata sulla filiera corta, sulla sicurezza agroalimentare, sul turismo ambientale e culturale, costituisce l'unico comparto in espansione nel XXI secolo.
Il mondo vedrà emergere, come protagonisti del XXI secolo, la provincia e i piccoli centri: casseforti di biodiversità e di vivibilità che, con il loro modello di sviluppo, hanno conservato, a dispetto delle omologanti aree metropolitane, un'identità e un'economia reale.
Chiediamo quindi di non inseguire una strategia votata al massimo della cementificazione e dell’infrastrutturazione, che sono la causa della perdita della vocazione ambientale e rurale, a danno dell’indotto turistico e agroalimentare (che costituisce l’unica attività imprenditoriale che non sta subendo la crisi economica globale). Ciò stravolgerebbe la nostra identità rurale e sociale, dilapidando un patrimonio che costituisce, per il prossimo futuro, un fattore di crescita e di benessere che poche altre realtà possono vantare.
Stiamo assistendo ad un cambiamento epocale che comporterà, in tutto il mondo, l'adozione di un nuovo modello di sviluppo: gli amministratori di oggi si trovano nella posizione di assumersi la responsabilità del futuro delle proprie comunità”, e ciò vale anche e soprattutto per la redazione degli strumenti di pianificazione territoriale sovracomunale, che devono dettare disposizioni di carattere che consentano di indirizzare adeguatamente, ed in modo omogeneo, il futuro sviluppo sociale ed economico della nostra provincia.
Pierluigi Santillo

Lettori fissi

Informazioni personali

La mia foto
Questo è il mio blog più personale. Sono un ingegnere, laureato nel 1990 presso l'università degli studi di Napoli, orgoglioso dipendente della P.A., felice di poter svolgere un servizio di pubblico interesse, ed impegnato anche nella diffusione delle tematiche che più mi appassionano: difesa dei BENI COMUNI, sostenibilità, bioarchitettura, protezione civile, partecipazione democratica ed etica sociale e professionale.