sabato 30 gennaio 2010

2010 anno della "diversità della vita" (e quindi della VITA stessa)

La biodiversità sulla Terra è in serio pericolo: occorrono da 1 a 4 milioni di anni perchè una specie possa evolvere in due specie diverse, mentre una specie si estingue in 10.000 anni (ma con una tendenza alla riduzione) e, alle condizioni attuali, il tasso di estinzione è 1000 volte maggiore di quello che c'era prima della comparsa dell'uomo sulla terra.
Soprattutto negli ultimi 100 anni la perdita di biodiversità ha avuto un progressivo e drammatico aumento, e, con questo ritmo, nel 2100 si saranno estinte dal 50 all'80 % delle specie attuali.
Se si riduce la vita del pianeta, in proporzione, ad un anno solare, la data di comparsa dell'uomo "cadrebbe" il 31 dicembre, negli ultimi minuti delle ore 23 (il periodo che va da Dante ad oggi equivale a circa 4 secondi di questo intero anno).
Eppure, l'uomo è riuscito a fare così tanti danni alla vita sul pianeta come nessun altro evento dei prima, con una drammatica accellerazione con l'inizio dell'era industriale: eccessivo aumento della popolazione, deforestazione, pesca ed agricoltura intensiva, specie aliene, cambiamenti climatici, introduzione nell'ambiente di sostanze di sintesi chimica ed altri inquinanti, ...
Abbiamo dunque un'enorme responsabilità e l'ineludibile dovere di porre un freno alla estinzione delle specie.
Dal 1975 in poi, convenzioni internazionali e direttive europee hanno iniziato a porre l'attenzione su questa tematica imponendo le prime misure di tutela: istituzione di aree protette, salvaguardia dei corridoi ecologici, strumenti di pianificazione, campagne di sensibilizzazione, ...
La convenzione delle Nazioni Unite sulla bioidversità è del 1992 (Rio de Janeiro).
Nel 2001 l'Unione Europea si era impegnata ad arrestare il declino della biodiversità entro il 2010, ma, solo nel 2006 ha adottato un piano d'azione in tal senso, e ancora oggi la consapevolezza del problema da parte dei cittadini è del tutto inadeguata. L'ignoranza, o l'indifferenza, rispetto a questo problema, ancora predominano.
Dunque, dichiarando il 2010 anno della biodiversità, l'ONU ha voluto porre con forza l'attenzione delle nazioni e degli uomini sulla necessità di tutelare la bio-diversità per assicurare la vita sulla terra: i nostri approvvigionamenti alimentari e, quindi, la nostra stessa vita sono minacciati dalla perdita di biodiversità che noi stessi stiamo causando.
Ora bisogna fare una scelta: considerare la biodiversità e l'habitat come BENI COMUNI, e non più come risorse da sfruttare economicamente, capitale da valorizzare.
Lo spirito di sopravvivenza, come specie, e la responsabilità fra generazioni, una volta acquisita la consapevolezza della drammatica situazione in cui ci troviamo, deve portarci ad AGIRE per contribuire alla conservazione della biodiversità, conciliando l'economia con l'irrinunciabile protezione e conservazione dell'ambiente.
In Italia avremmo l'esigenza immediata di una legge organica in materia di biodiversità ma, purtroppo, questo governo non sembra affatto interessato a questa necessità, ed anzi sta lavorando all'ennesimo condono edilizio, che questa volta, nelle intenzioni di alcuni senatori del PdL, che hanno proposto un emendamento in Commissione Affari Costituzionali che sta esaminando il prossimo "milleproroghe", non risparmierebbe nemmeno le aree protette (includendo nel condono anche i danni ai beni ambientali e paesistici), e si accinge a votare una norma che consentirebbe di dilatare il periodo della caccia oltre i già infiniti cinque mesi previsti dalla legge attuale, oltre ad altre modifiche assolutamente contrarie anche alle direttive europee in materia, inclusa la possibilità di accciare le specie protette (lupi, orsi, ...).
E, cosa incredibile, uno dei Senatori che ha proposto l'emendamento si chiama Orsi: forse fa anche ridere (ci ha fatto una battuta anche la Littizzetto), ma invece, a me vien voglia di piangere!

venerdì 22 gennaio 2010

LA NUOVA RIFORMA DEL PUBBLICO IMPIEGO


Alcuni amici, e fra questi soprattutto chi fa sindacato, mi hanno criticato per un mio intervento sul decreto Brunetta pubblicato sul blog di CITTADINI IN MOVIMENTO (lo riporto di seguito).
Pensavo fosse chiaro il mio pensiero rispetto al fatto che questo provvedimento, pur inserito in un quadro di iniziative brunettiane assai velleitarie e prive di reale incisività, contiene alcuni strumenti che possono certamente migliorare il funzionamento della P.A. e che, del resto, fanno parte di un percorso che si è avviato molto prima del 2007, quando a Brunetta è stato affidato il Ministero per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione.
Altre norme volute da Brunetta sono semplicemente assurde, o almeno inutili, come l'aver voluto fissare per legge che il 25% dei dipendenti pubblici è meritevole, il 50% vale la metà dei primi, e l'ultimo 25% è del tutto inutile (i "famigerati fannulloni" di cui già Ichino aveva parlato). Ebbene stabilire senza alcuna analisi di merito che almeno 750 mila dipendenti pubblici sono degli irrecuperabili fannulloni, e non decidere consequenzialmente, ammesso che la cosa sia dimostrabile, che devono essere mmediatamente licenziati (e non semplicemente penalizzati economicamente non riconoscendogli gli incentivi) lascia perplessi.
Se poi pensiamo che queste stesse percentuali vanno applicate ufficio per ufficio, senza pensare che ci sarà pure qualche Ente dove nessun dipendente merita di essere penalizzato, be', ogni commento mi sembra inutile.Chiudo ricordando che uno dei primi atti dell'attuale Governo, di cui Brunetta è forse il ministro con la più alta popolarità (non a caso gli altri vogliono spedirlo a fare il sindaco a Venezia), fu quello di cancellare l'Alto Commissariato per la lotta contro la corruzione nella Pubblica Amministrazione, voluto da Prodi, e che, quello sì, aveva iniziato a fare un ottimo lavoro e stava preoccupando i dipendenti pubblici disonesti e/o infedeli o che approffittano della loro posizione per perseguire interessi privati.


Il mio post su http://transizionesst.blogspot.com/
Furio Colombo sul Ministro Brunetta (il Fatto Quotidiano – martedì 29 dicembre 2009): “Sono del parere che nessuna idea dello strano e iperesibizionista ministro Brunetta sia buona. Il suo principale impegno nella vita pubblica è dimostrare di essere scandalosamente geniale in un mondo di mediocri. Forse non ha torto quando parla dei suoi colleghi ministri e sottosegretari, ma l’universo con il quale è in grado di confrontarsi e di primeggiare finisce lì. Un carattere tipico delle idee di Brunetta è un naturale spirito malevolo che infetta chi commette il fatale errore di prestargli attenzione”.
Concordo con il giornalista in questo suo giudizio, ed aggiungo che Brunetta ha oggi tanta popolarità solo perché è stato esageratamente furbo ad appropriarsi indebitamente di un processo di innovazione della P.A. che è stato avviato molto tempo fa da Bassanini (governi dell’Ulivo 1996-2001), e che, dopo la pausa della legislatura 2002 – 2007 (Berlusconi), era stato riavviato da Nicolais (nella breve durata dell’ultimo governo Prodi – 2007).
Brunetta, riprendendo un tormentone introdotto da Ichino (ex CGIL – ora nel PD), ha preso ad attaccare tutti i dipendenti pubblici indiscriminatamente, rompendo il fronte sindacale, fiancheggiando la distruzione dei servizi pubblici a favore delle privatizzazioni ed arrivando recentemente a proporre persino la modifica dell’articolo 1 della Carta Costituzionale: come in una vignetta di Mauro Biani (l’unità), secondo Brunetta “l’Italia deve essere un paese fondato sul libero mercato della concorrenza meritocratica riformata dall’amore contro i fannulloni dell’odio buonista”.
Chiarito ciò, a scanso di equivoci, devo tuttavia anche dire che il recente Decreto Legislativo n.150/2009 (prende il nome da Brunetta – ma in buona parte il testo del decreto era stato già preparato al Ministero durante il breve periodo in cui è stato ministro Nicolais), che va a modificare in modo significativo il precedente Decreto 165/2001 (Bassanini – norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche), detta importanti disposizioni in materia di pubblico impiego, e molte di queste, dovendo essere applicate da subito anche dagli enti locali, ci interessano in modo particolare.
Vediamone sommariamente alcune, per farci un’idea dell’impatto sul funzionamento di tutte le pubbliche amministrazioni, e quindi anche dei Comuni.All’articolo 1 – comma 2, si legge: “Le disposizioni del presente decreto assicurano una migliore organizzazione del lavoro, il rispetto degli ambiti riservati rispettivamente alla legge e alla contrattazione collettiva, elevati standard qualitativi ed economici delle funzioni e dei servizi, l'incentivazione della qualità della prestazione lavorativa, la selettività e la concorsualità nelle progressioni di carriera, il riconoscimento di meriti e demeriti, la selettività e la valorizzazione delle capacità e dei risultati ai fini degli incarichi dirigenziali, il rafforzamento dell'autonomia, dei poteri e della responsabilità della dirigenza, l'incremento dell'efficienza del lavoro pubblico ed il contrasto alla scarsa produttività e all'assenteismo, nonché la trasparenza dell'operato delle amministrazioni pubbliche anche a garanzia della legalità”.
Le finalità della Legge, dunque, sono giuste: chi nella P.A. ha sempre “tirato la carretta” anche per i “fannulloni”, che indubbiamente ci sono, non può che condividere!
I principi generali sono indicati all’articolo 3 - comma 2: “Ogni amministrazione pubblica e' tenuta a misurare ed a valutare la performance con riferimento all'amministrazione nel suo complesso, alle unità organizzative o aree di responsabilità in cui si articola e ai singoli dipendenti, …”
comma 3: “Le amministrazioni pubbliche adottano modalità e strumenti di comunicazione che garantiscono la massima trasparenza delle informazioni concernenti le misurazioni e le valutazioni della performance”.
comma 4: “Le amministrazioni pubbliche adottano metodi e strumenti idonei a misurare, valutare e premiare la performance individuale e quella organizzativa, secondo criteri strettamente connessi alsoddisfacimento dell'interesse del destinatario dei servizi e degli interventi”.
comma 5: “Il rispetto delle disposizioni del presente Titolo e' condizione necessaria per l'erogazione di premi legati al merito ed alla performance”.
Riportiamo infine il comma 1 dell’articolo 11 (Trasparenza): “La trasparenza e' intesa come accessibilità totale, anche attraverso lo strumento della pubblicazione sui siti istituzionali delle amministrazioni pubbliche, delle informazioni concernenti ogni aspetto dell'organizzazione, degli indicatori relativi agli andamenti gestionali e all'utilizzo delle risorse per il perseguimento delle funzioni istituzionali, dei risultati dell'attività di misurazione e valutazione svolta dagli organi competenti, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo del rispetto dei principi di buon andamento e imparzialità. Essa costituisce livello essenziale delle prestazioni erogate dalle amministrazioni pubbliche ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione”.
Se questo strumento sarà ben utilizzato, potrà indubbiamente favorire la “governabilità” anche degli Enti Locali.

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Questo è il mio blog più personale. Sono un ingegnere, laureato nel 1990 presso l'università degli studi di Napoli, orgoglioso dipendente della P.A., felice di poter svolgere un servizio di pubblico interesse, ed impegnato anche nella diffusione delle tematiche che più mi appassionano: difesa dei BENI COMUNI, sostenibilità, bioarchitettura, protezione civile, partecipazione democratica ed etica sociale e professionale.