sabato 19 giugno 2010

A Saramago ... e a Noi.

Ieri è morto José Saramago, uno degli scrittori contemporanei che più mi hanno appassionato negli ultimi anni.
Sono addolorato per la scomparsa di un uomo che ho apprezzato attraverso alcuni suoi libri (Cecità, il Vangelo secondo Gesù Cristo, Saggio sulla lucidità, il Quaderno), ma mi consola che ancora potrò godere della sua arte attraverso i molti suoi scritti che ancora potrò leggere.
Uno dei temi ricorrenti, nei libri di Saramago, è la capacità, comunque, dell'uomo, di essere altruista, di essere capace, anche se "immerso" in un "brodo" di egoismo dilagante, di fare qualcosa per gli altri; e il più luminoso esempio di questa capacità, come l'ateo Saramago ha straordinariamente raccontato, fu Gesù, che donò se stesso, fino all'estremo sacrificio, per amore dei suoi simili, quelli che vissero insieme a lui e quelli che ancora dovevano nascere.
"La politica è stata l'altra sua grande passione dopo la scrittura. In una intervista, concessa a Francesc Relea de El Pais l'anno scorso, Saramago ammise che forse il partito nel quale militava dagli anni Sessanta (l'ultima formazione comunista europea che conserva "l'iconografia dei bolscevichi", bandiera rossa e falce e martello), era "ancorato nel passato". Ma aggiunse: "Abbiamo una eredità dalla quale non riesco a liberarmi. Ed è possibile che questa eredità storica non abbia molto a che fare con la realtà di oggi. Ma perché la realtà di oggi avrebbe ragione? I sentimenti sono importanti. Non riuscirei a riconoscermi in nessun altro partito che non fosse quello comunista portoghese: ci resto per rispetto di me stesso" (da La Repubblica on line - post di Omero Ciai).
Queste parole mi hanno fatto riflettere: in Italia non nemmeno c'è più un partito comunista credibile in cui riconoscerci, e a cui poter restare, almeno sentimentalmente, legati (così come non abbiamo più tante altre cose), ed essere, o essere stati, comunisti, quasi sempre, è percepito come un fatto negativo, anche da chi, come me, è, o è stato, comunista.
Nell'ultimo "post" del suo blog Saramago ha lasciato queste parole: "Penso che la società di oggi abbia bisogno di filosofia. Filosofia come spazio, luogo, metodo di riflessione, che può anche non avere un obiettivo concreto, come la scienza, che avanza per raggiungere nuovi obiettivi. Ci manca riflessione, abbiamo bisogno del lavoro di pensare, e mi sembra che, senza idee, non andiamo da nessuna parte".
Ebbene, in Italia, le buone idee sembrano scarseggiare, e quelle poche che vengono fuori hanno sempre ben poca fortuna.
Io credo che l'unica possibilità di riscossa che abbiamo, come popolo, ma anche come genere umano, sia che si diffonda sempre più la consapevolezza della nostra condizione, con i consequenziali comportamenti che ne dovrebbero derivare, come avvenne per i cittadini, intesi come massa indistinta, senza "capibastone" (o "colpevoli") che il potere possa individuare e colpire, che Saramago ha raccontato in "Saggio sulla lucidità".
E certo, il destino è beffardo: nello stesso giorno della morte dell'autore di quel romanzo, il governo italiano rinnova la sua fiducia nel poliziotto De Gennaro, condannato in appello per istigazione alla falsa testimonianza, in quanto convinse l'ex questore di Genova ad "aggiustare" la sua testimonianza sul blitz nella scuola Diaz. il Ministro della Giustizia ha detto: "Ha servito lo Stato".
Se lo Stato ha bisogno di questi "servizi" ...
Almeno il Ministro della Giustizia di "Saggio sulla lucidità", a un certo punto, ebbe un momento di "lucidità" e lasciò "la casta" e la sua gestione criminale della cosa pubblica.

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Questo è il mio blog più personale. Sono un ingegnere, laureato nel 1990 presso l'università degli studi di Napoli, orgoglioso dipendente della P.A., felice di poter svolgere un servizio di pubblico interesse, ed impegnato anche nella diffusione delle tematiche che più mi appassionano: difesa dei BENI COMUNI, sostenibilità, bioarchitettura, protezione civile, partecipazione democratica ed etica sociale e professionale.