mercoledì 28 gennaio 2009

ALLA RICERCA DEI LUOGHI DELL'ANIMA

(tratto da C.Longo, P.Santillo, Architettura e Psicologia:alla ricerca dei luoghi dell’anima, in A.S.P., anno VIII, n.10, aprile 2001)

Sempre più, osservando l’azione incontrollata dell’uomo sulla natura e sull’ambiente, avvertiamo attoniti, e in parte responsabili, un progressivo sradicamento: città tutte uguali, cementificazione, luoghi fisici e palazzi che sembrano fatti per “ingabbiare” le persone anziché dar loro conforto, riparo e nutrimento. Viene così a mancare l’appagamento di quell’arcaico bisogno di contenimento, calore, appartenenza. Ed è anche per questo che sentiamo pressante un’altro bisogno, quello di ritrovare l’anima. “Ciascuno ha bisogno del suo posto quale casa per l’anima, e non quale scatola per il corpo”.(1) Il benessere dell’uomo, fisico, psichico e spirituale, è legato imprescindibilmente al suo ambiente. E dal momento che l’uomo, nelle civiltà occidentali, trascorre in media il 90% del suo tempo in spazi confinati (casa, scuola, ufficio,…), l’architettura assume un’importanza enorme per la salute psico-fisica e sociale. Il sapere, per esempio, che molte delle “malattie mentali” e psichiche sono influenzate dalle condizioni ambientali (la casa, il quartiere, la città), dovrebbe far riflettere tutti i progettisti, ma anche i costruttori, sulle enormi conseguenze che la loro attività può avere sulla salute della persona, così come gli psicologi e gli psicoterapeuti devono tener conto dell’influsso dell’ambiente sia per la diagnosi che per la cura dei loro pazienti.
Rispetto al rapporto tra psicologia-psicoterapia e architettura-ingegneria, è possibile riscontrare sorprendenti analogie. In particolare, l’architettura può essere vista come una delle possibili espressioni di un linguaggio universale, in cui l’uomo, da sempre, ricerca e costruisce forme e spazi esterni, ambientali che esprimano e riproducano forme e spazi interni, psichici. Oliver Marc, architetto francese che da tempo si occupa anche di psicoanalisi, sostiene che “l’architettura era forse la prima delle espressioni artistiche dell’uomo e la casa era la più perfetta espressione del sé”, e che “costruire la propria casa significa creare un luogo di pace, di calma e di sicurezza,(…) dove ci si può ritirare dal mondo e sentire battere il proprio cuore; significa creare un luogo dove non si rischia l’aggressione, un luogo di cui si sia l’anima. Oltrepassata la porta, assicuratisi che sia ben chiusa, è dentro di sé che si entra”.(2) L’abitare non è dunque una semplice funzione fisiologica da soddisfare, ma richiama le sfere più profonde del nostro essere-nel-mondo, non solo come corpo che ho (Korper, o corpo fisico) ma come corpo che sono (Leib, o energia)(3).
E’ importante, inoltre, recuperare la cultura del territorio, la storia e il senso del luogo che affiora sempre più prepotentemente dal bisogno di identità e di appartenenza. Ogni scelta progettuale, pur se limitata da vincoli urbanistici ed economici, dovrebbe tenere ben presenti questi principi. Un approccio al progetto di questo tipo non deve essere vissuto come una limitazione alla libertà creativa dell’architetto, bensì deve essere visto come uno strumento di consapevolezza, indispensabile per poter esprimere una autentica creatività al servizio dell’essere umano. Solo in questo modo ogni uomo può veramente ritrovarsi in queste parole: “La mia casa interiore si rivela ogni giorno più grande e ho veramente la sensazione che non potrò mai fare l’inventario di tutte le stanze perché è infinita e contiene tutte le case, chiese o palazzi dell’universo intero, le presenti e anche quelle che devono ancora venire: (…) Se le tante porte che avevo visto viaggiando mi avevano dato gioia era perché mi conducevano a luoghi che dovevano esistere da qualche parte dentro di me!” (4)
(1) C. Day, La casa come luogo dell’anima, Red ed., Como, 1990, pag. 188.
(2) O. Marc, Psicoanalisi della casa, Red ed., Como, 1994, pag.23
(3) E. Giusti, A. Iannazzo, Fenomenologia e integrazione pluralistica, EUR ed., Roma, 1998, pag.53.
(4) O. Marc, op. cit., pag.30

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Questo è il mio blog più personale. Sono un ingegnere, laureato nel 1990 presso l'università degli studi di Napoli, orgoglioso dipendente della P.A., felice di poter svolgere un servizio di pubblico interesse, ed impegnato anche nella diffusione delle tematiche che più mi appassionano: difesa dei BENI COMUNI, sostenibilità, bioarchitettura, protezione civile, partecipazione democratica ed etica sociale e professionale.