AMBIENTI ARCHITETTONICI E MALATTIE

Quando la psiche si ammala di cemento

(tratto da C.Longo, P.Santillo, Architettura e Psicologia:alla ricerca dei luoghi dell’anima, in A.S.P., anno VIII, n.10, aprile 2001)

L’organismo, nella sua totalità fisica-psichica e spirituale, facilmente subisce uno squilibrio dell’armonia naturale a causa dell’ambiente artificiale in cui vive. Nel campo dell’edilizia e dell’urbanistica, numerosi sono i risultati negativi di un modo di fare architettura, che non tiene conto della necessità di garantire benessere psicologico alle persone. Luoghi malsani possono essere la concausa di malattie psicosomatiche (asma, allergie, malattie cardio-vascolari, ecc.), nevrosi e psicosi. Possiamo pensare, ad esempio, allo stress da sovra-affollamento (impossibilità di rispettare le distanze intima, personale, collettiva o pubblica), la mancanza di un ambito in cui ritrovar-si o di uno spazio spirituale, la carenza di “spaziosità”, l’inquinamento acustico, la monotonia (ovvero l’opposto della varietà armonica di forme, colori, odori, effetti luminosi e anche gradienti termici) con la conseguente deficienza o eccessiva accentuazione di stimoli, sia fisici che psichici.
La progettazione architettonica deve perciò tendere alla qualità e fruibilità dello spazio abitativo e vitale, eliminando tutti i fattori tendenzialmente patogeni: errata climatizzazione, emissione di sostanze tossiche dai materiali da costruzione, distorsione dei campi elettrici e magnetici naturali, inquinamento elettromagnetico e inquinamento acustico, inquinamento cromatico, costruzioni con uno stridente impatto ambientale, ecc.
“La mia speranza è che che ciò che è ovvio sia preso seriamente. Se non lo sarà saremo conosciuti come la generazione dei distruttori (distruttori di luoghi, di stabilità ecologica e di ciò che è umano negli esseri umani). Possiamo iniziare a costruire un’architettura che guarisce, a costruire luoghi per l’anima.”(1)
C. Day, La casa come luogo dell’anima, Red ed., Como, 1990, pag. 271